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PROGETTO OLI-PHA, L’ATTO CONCLUSIVO A BIBBONA

L’Antico Frantoio nel progetto internazionale per produzione di plastica biodegradabile.

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Si è concluso con due giorni di workshop e dimostrazioni pratiche tra Pisa e Bibbona il progetto internazionale Oli-Pha. L’iniziativa, nata nel 2012, ha visto la partecipazione in prima linea dell’Antico Frantoio Toscano di Bibbona insieme a 13 partners (9 europei e 4 dell’America Latina) con lo scopo di produrre materiale plastico biodegradabile. Il tutto riutilizzabile in molti campi, dal filo di sutura utilizzato in sala operatoria, passando per buste e sacchetti con caratteristiche specifiche sia di compatibilità alimentare sia di resistenza fisica e termica.

Ieri l’ultimo atto, dopo il workshop del 12 maggio a Pisa, proprio a Bibbona, dove per la produzione di questo materiale l’Antico Frantoio Toscano ha fornito l’acqua di vegetazione delle olive defenolizzata. Il progetto mirava alla realizzazione di un nuovo ed efficiente metodo per la produzione di poliidrossialcanoato derivante  dalle acque reflue delle olive per  imballaggi a base polimerica e materiali da imballaggio da fonti biogeniche rinnovabili.

Poliidrossialcanoati (PHA, da qui la sigla del progetto), poliesteri prodotti naturalmente, stanno guadagnando attenzione nel mercato del polimero biodegradabile grazie alla loro elevata biodegradabilità e versatilità. Essi mostrano sufficienti proprietà funzionali per sostituire una parte dei materiali plastici usati oggi nel mondo, specialmente nella sostituzione del PET che è ampiamente usato per la produzione di bottiglie per bibite e negli involucri elettronici. La sfida sta nella produzione di PHA che ha costi e performance competitivi rispetto alla tradizionale produzione di polimeri a base fossile.

Questo progetto ha prodotto risultati di una promettente ricerca sulla crescita di cianobatteri geneticamente modificati nelle acque reflue per produrre PHA. I cianobatteri sono un gruppo di batteri fotosintetici con tempo di generazione breve e sono i soli procarioti che accumulano PHA dalla fotosintesi ossigenica avendo il potenziale per la coltivazione di PHA in acque reflue. Le acque reflue delle olive verranno recuperate e riutilizzate per ottenere biopolimeri PHA per essere usati per la creazione di avanzato materiale da imballaggio. Una valorizzazione dei materiali di scarto sarà ottenuta utilizzandoli per la produzione di biomassa, di biodiesel e per l’estrazione di sostanze chimiche e naturali per compositi a base di poliidrossibutirrato (PHB).

Come detto insieme all’Antico Frantoio molti i partner presenti alla fase finale del progetto. Ieri, proprio a Bibbona, dimostrazione finale insieme ad aziende e ricercatori provenienti da Messico, Argentina, Colombia, Belgio, Spagna e Ungheria.  

Ultimo aggiornamento: 14/05/2015, 12:29

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